di Simonetta Ercoli
Facciamo un po’ di ordine su zodiaco, oroscopi e previsioni
Lo zodiaco (dal greco ζώον, zòon, “vivente” o anche “immagine di uomini o animali”) è una fascia della sfera celeste (sfera immaginaria di raggio indefinito che ha come centro il centro del pianeta Terra e sulla cui superficie vengono proiettati tutti gli oggetti del cielo), che si estende per circa 9° al di sopra e al disotto dell’eclittica, linea immaginaria lungo cui si muove il Sole nel suo annuale percorso apparente. All’interno di questa fascia, e in prossimità dell’eclittica, è possibile delineare anche i percorsi apparenti della Luna e dei pianeti visibili ad occhio nudo: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno. Quindi lo zodiaco è la parte di sfera celeste che fa da sfondo al piano del sistema solare e su di esso gli astronomi/astrologi fin dal passato hanno fissato tutte le periodicità delle posizioni degli oggetti del sistema solare (fig. 1).
Il primo Zodiaco, di cui si ha testimonianza, fu definito tra il VI e V secolo a.C. dagli astronomi babilonesi, che lo utilizzavano per l’osservazione dei pianeti e la redazione di oroscopi (dal greco ὥρα “ora2” e σκοπέω “osservare”), che servivano a indicare il punto dell’eclittica, o il gruppo di stelle dello zodiaco, in levata sull’orizzonte in un determinato momento. Esso consisteva in una suddivisione della fascia zodiacale in 12 segni uguali (ciascuno di 30° ed espressi da un simbolo), che si trovavano in una particolare relazione con alcune stelle fisse, da cui il nome di zodiaco siderale. Queste stelle furono definite “stelle reggenti”, in quanto nei loro confronti venivano indicate le posizioni di un pianeta nel suo movimento lungo lo zodiaco: ad occidente oppure ad oriente, al di sotto o al di sopra di esse. Le più importanti erano le cinque che apparivano più luminose: Aldebaran nel Toro, Polluce nei Gemelli, Regolo nel Leone, Spica nella Vergine e Antares nello Scorpione. Aldebaran, la più luminosa, è la stella centrale della costellazione del Toro, di cui indica l’occhio, e il suo sorgere coincide con il tramonto di Antares, il cuore dello Scorpione, e viceversa. Su queste due vistose stelle reggenti venne effettuata la divisione in due parti uguali della fascia zodiacale. Una lista completa dei gruppi stellari dello zodiaco siderale si trovava nelle tavole mul-APIN, datate ufficialmente intorno al 687 a.C., ma forse anche precedenti fino al 1000 a.C. ca. Simboli rappresentanti alcuni di questi segni zodiacali si trovavano riportati su delle pietre di confine risalenti al periodo del regno di Nabucodonosor l. (1124 – 1103 a.C.) e nel periodo persiano (538-331 a.C.).
Il prof. van der Waerden afferma nel suo saggio sulla “Storia dello Zodiaco”: «Ci sono 12 segni perché nell’anno schematico mul-APIN c’erano 12 mesi. I segni erano della stessa lunghezza per contenere mesi della stessa durata. Sono stati divisi in 30 gradi perché i mesi erano divisi ciascuno in 30 giorni».
In Grecia venne calcolato e sviluppato lo zodiaco tropico (dal greco τροπικός, “che tende a girare, a orientarsi in determinate direzioni”) dall’astronomo Ipparco(II secolo a.C.), che lo riprese da un calendario preesistente, realizzato dall’astronomo greco Eudemone di Atene (V sec. a.C.). Questo calendario consisteva di 12 mesi solari, determinati in relazione alle 4 stagioni, scandite dagli equinozi e dai solstizi: il mese solare successivo all’equinozio di primavera venne attribuito all’Ariete; quello che seguiva il solstizio estivo, al Cancro; quello che seguiva l’equinozio d’autunno alla Bilancia e quello che seguiva il solstizio d’inverno al Capricorno. Gli altri mesi vennero calcolati suddividendo i giorni in gruppi di 30 o 31 per ogni mese: Ariete, Toro, Gemelli erano i primi tre mesi e coincidevano con la primavera; i tre successivi, Cancro, Leone e Vergine con l’estate; il terzo gruppo, Bilancia, Scorpione e Sagittario con l’autunno; gli ultimi tre, Capricorno, Acquario e Pesci corrispondevano all’inverno. Ipparco trasformò la misurazione di tipo temporale del calendario delle stagioni di Eudemone in una struttura spaziale, che dette origine alla denominazione di zodiaco tropico. Prese la posizione del Sole lungo l’eclittica nel momento dell’equinozio di primavera, giorno in cui l’eclittica si interseca con l’equatore celeste, individuando un punto, chiamato punto vernale (fig. 1 del precedente articolo), e da esso iniziò la suddivisione del cerchio dell’eclittica in 12 archi di uguale estensione (30°), il primo dei quali chiamò segno dell’Ariete, il secondo del Toro, e così via. A partire dal punto vernale (o punto gamma o dell’Ariete), equinozio di primavera, tracciò con scansione di 90° anche gli altri punti di riferimento, che indicavano il solstizio d’estate, l’equinozio d’autunno e il solstizio d’inverno. Nel II sec d. C.Tolomeo, discepolo di Ipparco e figura di riferimento in campo astronomico del tempo, utilizzò lo zodiaco tropico, diffondendone l’uso in tutto il bacino del Mediterraneo a scapito di quello siderale. Nel settimo e ottavo libro del suo Almagesto pubblicò un catalogo stellare, prendendo a riferimento quello redatto precedentemente dall’astronomo Ipparco.
«Per ogni costellazione noi non abbiamo fatto uso delle identiche configurazioni dei nostri predecessori. Spesso ne abbiamo utilizzate altre, in quanto più precise e corrette – ad esempio abbiamo indicato le stelle, che Ipparco colloca alle spalle della Vergine, come i suoi lati, in quanto la loro distanza dalle stelle che formano il capo è maggiore di quella dalle mani».
Quindi, diversamente dalla suddivisione babilonese della fascia zodiacale in 12 segni uguali, il catalogo delle stelle di Tolomeo definì 12 costellazioni di ampiezza diversa, definite nel loro insieme zodiaco astronomico. In totale Tolomeo catalogò 1022 stelle, raggruppate in 48 costellazioni, di cui 12 zodiacali, anche se in realtà l’eclittica ne attraversava 13: la costellazione dell’Ofiuco o Serpentario. Questa era già nota ai Babilonesi e ai Greci che, comunque, non la inclusero nei rispettivi zodiaci per comodità di calcolo e studio astronomico, preferendo esemplificare l’assetto zodiacale in 12 segni. Questi sono gli stessi in uso ancora oggi nell’astrologia degli oroscopi, che si occupa dell’osservazione del cielo e della posizione dei pianeti in un determinato momento, con la finalità di effettuare previsioni riguardo all’influsso che le diverse configurazioni celesti eserciterebbero sugli individui e gli eventi umani.
Nella fig. 2 è riportato un confronto tra i vari tipi di zodiaco, da cui emergono le marcate differenze tra le tre configurazioni: nel cerchio centrale i punti 0° dell’Ariete, Cancro, Bilancia e Capricorno indicano i punti di riferimento dello zodiaco tropico; nel primo anello concentrico sono riportate le costellazioni zodiacali di grandezza diversa secondo la definizione attuale dello zodiaco astronomico dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU) e nell’anello concentrico esterno sono riportati i segni di 30° dello zodiaco siderale.
Nel 1995 l’astronoma inglese Jacqueline Mitton della Royal Astronomical Society propose l’inserimento ufficiale della tredicesima costellazione nello zodiaco astronomico, indicazione corretta e coerente dal punto di vista scientifico, ma sollevò un coro di proteste da parte degli astrologi, che avrebbero visto variare le loro configurazioni astrologiche, che non seguono le modifiche apportate dal calendario gregoriano, introdotto nel 1582, e non tengono conto del complesso moto millenario terrestre della precessione luni-solare.
Nella fig. 3 è riportata una tabella riassuntiva dello zodiaco: nome di segno/costellazione; simbolo; ingresso e uscita del Sole, secondo le tre configurazioni trattate, nella zona corrispondente del cielo, durante il suo apparente percorso annuale.
Quindi, per gli appassionati di oroscopi…