MAGICA SIWA
Il deserto, una parola che sembra non lasciare nulla dentro la mente. Cerchi di immaginarlo, ma in realtà riesci solo a visualizzare qualche bella foto, sbirciata qua e là nelle pagine di una rivista o di qualche libro… Solo un’occhiata: troppo esotico, troppo estraneo per te, abituata al verde delle macchie e dei boschi adagiati sui profili dolci dell’Umbria.
Nel buio della notte, mentre tutto attorno a noi è il nulla, nel rumore monotono del motore, nella radio che trasmette versetti del Corano c’è una strana forma di magnetismo che tutto fa sembrare perfettamente normale ed usuale: il correre nella notte a fari spenti, sotto un cielo stellato che così non si è mai visto. Corre veloce il nastro d’asfalto sotto di noi, giù in discesa, ingoiato dal buio profondo della notte. Ma quando finisce questa discesa?! Dove finisce?!… All’oasi di Siwa!
L’oasi di Siwa (29°11’18’’ lat. N – 25°30’55’’ long. E, –17 m s.l.m.) si trova in pieno deserto del Sahara: circa 300 km a Sud della costa mediterranea, 750 km a Ovest dal Cairo e 40 km a Est del confine libico, che corre rettilineo per 1200 km dal mare fino in Sudan. Siwa, vasto palmeto disseminato di orti e oliveti e costellato da laghi, con acque dolci o salate alimentate da sorgenti profonde, offre un paesaggio affascinante e remoto, ricco di reperti archeologici.
Magica Siwa,
lembo di fango
strappato all’acqua salata.
Magica Siwa,
colori di terra
graffiati dal rosso e rosato
del cotto.
Magica Siwa,
immersa nella luce
calda, intensa, sensuale
del crepuscolo,
sbiadita, appiattita
nel lampo metallico
del mezzogiorno.
Magica Siwa,
avvolta, come un vecchio film muto,
da silenzi ovattati, invadenti,
benefico deserto dell’anima.
L’oscurità ci abbraccia e si dilata, spezzando i confini tra terra e cielo. Sembra un tuffo nell’infinito, da cui emerge uno spazio sempre più vasto, sempre più sfavillante di luci grandi e piccole, nitide, che ammiccano prima in modo indefinito, poi prendono forma in disegni noti. E riconosco il cielo amico delle notti italiane… Qui così vicino, così vicino…
È forte il desiderio di allungare la mano per sfiorare quella immensità!
Quello Scorpione, costellazione estiva notevolmente a sud dell’equatore celeste, che è molto bassa sull’orizzonte alle nostre latitudini ma qui troneggia sul lago salato nella sua interezza. Con la sua stella αAntares, dal greco “simile a Marte”, per il colore rossiccio come quello del pianeta. E’ distante da noi 600a.l., ha un diametro enorme pari a 750 volte quello del Sole ed è 10.500 volte più luminosa della nostra stella.
Per le popolazioni delle Americhe la Madre Scorpione dimora in fondo alla Via Lattea, dove raccoglie le anime dei morti; le tribù Pawnee e Cherokee raccontano:
“Le anime dei morti sono accolte da una stella all’estremità settentrionale della Via Lattea, là dove questa si biforca: essa indirizza i guerrieri lungo il sentiero fioco e difficile, e le donne e coloro che muoiono di vecchiaia lungo il sentiero più luminoso e più facile. Le anime viaggiano dunque verso sud: alla fine del sentiero celeste sono accolte dalla Stella degli Spiriti, e là dimorano”.